“Il 29 novembre 1612 Artemisia, poco dopo la conclusione infelice del processo, in cui risultò aver ragione ma per cui Agostino Tassi non scontò nessuna pena, si sposò con Pierantonio Stiattesi, un pittore di modesta fama. Seguì il marito a Firenze riuscendo così a lasciare il padre opprimente e il passato doloroso. Artemisia Gentileschi trovò successo nella città toscana, che stava passando un periodo di fervente attività artistica, grazie alla politica illuminata di Cosimo II. Entrò nella sua cerchia e creò una fitta rete di relazioni e scambi. Tra i suoi amici fiorentini c’erano le personalità più eminenti del tempo, come Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del celebre artista. I suoi meriti vennero finalmente riconosciuti e venne anche ammessa alla prestigiosa Accademia delle arti del disegno di Firenze il 19 luglio 1616, diventando la prima donna a godere di tale privilegio”.
Le cinque protagoniste della Compagnia Piccolo Canto danno corpo e voce ad Artemisia, ai suoi dipinti e ai personaggi che l’hanno circondata, ammirata, umiliata, amata, offesa. Il suo mondo sonoro è affidato a suoni e voci polifonici perfettamente fusi con la drammaturgia che integra testi autografi di Artemisia e atti processuali riguardanti la sua vicenda. L’esito in scena è un affresco composto di luci ed ombre, come in ogni dipinto di Artemisia, dove è condensata in una manciata di centimetri tutta la complessità della natura umana. Perché «nulla esiste nella vita che l’arte non abbia già segnato».
Note di regia di Andrea Chiodi
Partiremo da qui per raccontare attraverso la voce di cinque interpreti femminili la tanto drammatica vita di questa artista straordinaria. Un lavoro che ci permetterà, attraverso le tappe del famoso processo ad Agostino Tassi per stupro, di entrare nei chiaroscuri della vita di Artemisia. Ho trovato da subito affascinante la sfida che fossero solo voci femminili a raccontare una storia come quella della grande pittrice, che fossero in più voci capaci attraverso il canto di evocare situazioni e stati d’animo. Ecco che allora mi sono immaginato una sorta di sala studio, di redazione radiofonica dove le voci e i suoni sanno raccontare storie. Un lavoro in cui le cinque interpreti diventeranno tutte i personaggi, ma soprattutto si caricheranno ciascuna i panni della Gentileschi diventando sempre di più un coro di voci femminili capace di raccontarci con il canto il pensiero e i sentimenti di Artemisia.
Il chiaro e lo scuro, il bene e il male, la musica e il silenzio, la luce e le tenebre. Otto elementi, ma anche otto stati d’animo, otto momenti della condizione umana. Artemisia Gentileschi è tutto questo o meglio è tutto questo anche perché così vogliono gli altri e ognuno l’ha dipinta, raccontata come voleva appropriandosi della sua figura. La cosa che mi intriga maggiormente è il suo essere artista straordinaria. Da qui voglio partire, dalla donna che ha saputo dare voce alle donne, dalla donna che attraverso l’arte e la bellezza si è salvata, prima dalla solitudine per la perdita della madre e poi dal disonore e dalla violenza. Un lavoro quindi di voci e corpi che ci farà immergere nel pensiero e nel cuore dell’artista del Seicento pari a Caravaggio. L’evocazione della sua pittura e lo strumento del canto che permetteranno di rivelare e riconciliare quella rabbia e quella trasgressione che permea la produzione artistica della grande pittrice italiana.