Tratto dal libro La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, pubblicato da Giulio Einaudi Editore, lo spettacolo dà voce e volto alle donne che furono protagoniste della Resistenza: prestando cure, combattendo in prima persona, rischiando la vita.
A partire da una selezione di immagini fotografiche (individuate in collaborazione con l’Istituto per la Storia della Resistenza di Torino) e attingendo alla memorialistica e alle testimonianze, Benedetta Tobagi fa rivivere le storie di quelle donne troppo spesso dimenticate, in un reading teatrale che possiede il rigore della ricostruzione storica, ma anche una straordinaria passione civile.
La storia delle donne italiane ha nella Resistenza e nell’esperienza della guerra partigiana uno dei suoi punti nodali, forse il più importante. In dialogo con l’attrice Arianna Scommegna, che ridà voce alle protagoniste a partire da testimonianze originali, Benedetta Tobagi la ricostruisce e la mette in scena facendo ricorso a tutti i suoi talenti: quello di storica, di intellettuale civile e di scrittrice. La drammaturgia è realizzata in collaborazione di Lorenzo Pavolini, già autore dello spettacolo M. Il figlio del secolo, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati.
Lo spettacolo ripercorre in modo storicamente documentato e insieme poetico un mosaico di esperienze tra loro diversissime, dal settembre 1943 alla fine della Seconda guerra mondiale. Storie di vita in larga parte consegnate al silenzio nei decenni successivi – perché troppo anticonvenzionali o dolorose – in cui sempre l’impegno politico si mescola a una dimensione intima: nel prendere posizione contro il nazifascismo le donne si trovano a sfidare pregiudizi e vincoli ben più antichi, spesso dolorosamente radicati dentro di loro, a ripensare cosa significhi essere donna, o madre, al significato delle relazioni d’amore e di cura.
Il racconto vivido delle vite delle Resistenti fa affiorare interrogativi e questioni relative al ruolo della donna, ancora oggi importanti: il maternage di massa, la questione della scelta, la tradizionale invisibilità femminile che diventa punto di forza, le tradizionali funzioni di cura che sublimano in forme di lotta, l’esperienza concreta delle “staffette”, l’esperienza carnevalesca delle ribelli che ribaltano e sfidano le convenzioni sociali, i feroci pregiudizi e le malelingue contro quelle che vivono la promiscuità in “banda”, la smania o il rifiuto di prendere le armi, l’esperienza del corpo e dell’eros – sempre sottaciuta dietro il racconto ufficiale in cui alcuni si sposavano, e per tutte le altre “si era come fratelli, per carità” – le esperienze indicibili della tortura e dello stupro, la tristezza, accanto all’entusiasmo, che accompagna la Liberazione, i silenzi e le troppe deformazioni, retoriche o ipocrite, dell’esperienza delle partigiane...
Lo spettacolo intreccia voci diverse e privilegia figure meno note rispetto alle future “madri costituenti” e alle protagoniste più famose, per restituire il senso di quella che fu un’esperienza autenticamente popolare e trasversale rispetto alle classi sociali e alle culture politiche.
Dalla «brava moglie» che decide di imbracciare le armi per affermare un’identità che vada oltre le etichette, alla ragazza che cerca il riscatto da un’esistenza di miseria e violenza. Da chi nell’aiuto ai combattenti vive una sorta di inedita maternità, a chi è in cerca di vendetta. Fino alle studentesse che si imbarcano in una grande avventura (inclusa un’inedita libertà nel vivere il proprio corpo) e alle lavoratrici per cui la lotta al fascismo è la naturale prosecuzione della lotta di classe.
Sul palco Benedetta Tobagi è in scena con Arianna Scommegna, che emerge dal buio per dare voce ai brani di memorie, diari, lettere e testimonianze che intercalano il racconto. Le accompagna Giulia Bertasi alla fisarmonica. Alle loro spalle, su un grande schermo, vengono proiettate le fotografie che stimolano e dialogano col racconto.